Revenge

Recentemente mi sono soffermato su questa serie, che ho visto tutta d’un fiato grazie a Sky Boxset. Come molte serie americane comincia bene, e poi con il tempo si perdono pezzi, mordente e sopratutto il senso, non credo potrà mai essere candidata ad essere la migliore dell’anno, ma come passa tempo va decisamente bene. Perfino gli sceneggiatori, secondo me, non hanno mai pensato a qualcosa di importante, e se la si vede in questo senso diciamo che è perfetta.

Come sempre prima di vedere una serie, la prima cosa che faccio è cercare su Wikipedia la trama, ora lo so che questo farà scandalo perché il sito non è attendibile chiunque può scrivere… chissà se potrei farlo anche io. Ma torniamo dopo questa semplice digressione ad analizzare le serie. Wikipedia parlava di una revisione in chiave moderna del conte di Montecristo…

Mah!

Non scomoderei assolutamente Alexander Dumas perché il confronto non regge assolutamente. Per quanto forse inizialmente l’idea che aveva spinto gli sceneggiatori poteva essere quella, ma con il tempo con la scarsezza delle idee e con la perdita di aderenza dalla realtà il confronto si perde completamente.

La vendetta è un piatto che va servito freddo. Lo sappiamo tutti, ma solo pochi possono avere la pazienza per raffreddare le proprie emozioni. L’idea dietro la protagonista nella prima stagione regge, ha cambiato tutta la sua vita per colpa di coloro che hanno rovinato il padre. In special modo vediamo come la prima stagione vede l’evoluzione della trama e dei personaggi, che hanno costantemente l’idea della vendetta stampata nella mente, e riescono anche a vendicarsi di alcuni personaggi minori, quindi vedendola si può avere l’idea del lento avvicinamento della protagonista verso i suoi veri nemici.

Si… si può avere l’idea visto che già dalla seconda stagione la trama diventa stagnante, non si riesce ad andare avanti e purtroppo salta subito all’occhio come si voglia allungare il brodo…. se fatto bene ben venga, ma in questo caso non possiamo proprio dirlo. La logica commerciale ha ben presto la meglio, forse perché il pubblico femminile americano, ha probabilmente spinto per un cambio di direzione, vediamo infatti che ad ogni puntata la protagonista diventa sempre più una super eroina e non più una donna che ha perso tutto.

Più si va avanti, più la trama sparisce, diventa una vendetta fine a se stessa, e la protagonista mostra tutta la sua pazzia, ovviamente non si parla mai direttamente di questo, ma è ovvio che sia così. Più volte ha la possibilità di concludere il suo piano machiavellico ma non lo fa, perché vuole una fine diversa, che in realtà poi non arriva mai perché saranno gli antagonisti a decidere come devono finire le cose, ed ovviamente non ci sarà un happy ending perché impossibile, ma una fine molto edulcorata.

Il vero limite di questa serie, che poteva tranquillamente concludersi alla fine della terza stagione, oltre alla trama che fa acqua da tutte le parti, e soprattutto che vede troppo spesso l’inserimento di personaggi secondari che se pur molto interessanti non riescono a rispondere alla semplice domanda… mo questi che c’entrano… sono i coprotagonisti, o meglio i fedeli follower della protagonista che pur vedendo la sua costante e vertiginosa degradazione verso la follia, non solo non le dicono nulla, ma continuano ad aiutarla. Ogni tanto qualcuno alza la testa e prova a dire di no, cercando di far capire che si sta allontanando dalla meta, ma dura una scena o forse anche meno.

Che dire in definitiva?

La serie se considerata come semplice passatempo può andare, ma di certo non si tratta di un buon prodotto, forse commerciale per il pubblico americano si… non ci sono colpi di scena, e i pochi presenti sono veramente prevedibili e mal riusciti. Se fosse stata veramente una bella serie con una bella serie la storia sarebbe stata molto diversa, anche perché in alcuni momenti si finisce per tifare per gli antagonisti, o per i personaggi che vengono messi in mezzo senza un reale motivo.

Diamole una sufficienza politica, non certo un buon voto.

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